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Il
piano greco
Tsipras ci ripensa
La grande prova
democratica del referendum di Atene, come qualcuno l’ha chiamata, non ha
prodotto un bel niente. Tsipras è un misto di arroganza piagnucolosa, per cui in aula a Bruxelles gonfia il petto e da lezioni a
tutti e poi nei corridoi dell’europarlamento gira con il cappello in mano. È
indecente qualunque paragone fra la
Grecia di oggi e la Germania del secondo
dopoguerra. Ignobile aver letto che la Germania di oggi fa la
politica di rapina del ministro dell’economia di Hitler, Funk. La Germania nazista fu criminale e pagò con sette milioni di tedeschi
morti di cui due milioni civili, intere città, Dresda, Berlino, vennero
distrutte e la sua cricca politica fu processata ed impiccata. L’Italia
fascista, che pure non aveva meno responsabilità della Germania
ebbe 400 mila morti, di cui centomila civili, le sue città subirono danni
limitati, Roma fu salvaguardata, e Mussolini e pochi altri pagarono per tutti
i fascisti che portarono il paese al disastro. Non ci sono paragoni
possibili. La Grecia
fino al 2009 si è cullata sugli allori, poi si è convinta di dover affrontare
la terribile cura dell’austerity che comunque non gli ha impedito di mandare
la gente in pensione a 55 anni. Se bisognava fare una trattativa seria sul
debito si partiva da qui, un punto che Tsipras ed il suo titolato ministro
Varoufakis nemmeno hanno voluto prendere in considerazione. Loro volevano il
referendum, c’è da chiedersi per cosa, visto che sono
punto a capo. Non ci pensano proprio ad uscire dall’euro, sono furbi non
scemi e alla fine hanno presentato esattamente un piano che va incontro alle
esigenze della Troika, un piano non di lagrime e sangue, ma un piano di buon
senso che qualsiasi paese che non ha un’economia sostenibile cerca di
predisporre per non andare a gambe all’aria senza nemmeno bisogno di una
Commissione europea che glielo prescriva. Il problema è che la classe
dirigente greca, di buon senso, ne ha mostrato pochissimo e non è l’unica, sia chiaro. Il problema è che non è affatto detto
che Tsipras non si inventi ancora qualcosa per eludere anche questo impegno.
Egli confida semplicemente che l’Europa tutta si debba far carico
dell’affaire greco, lo chiede anche Obama e si capisce: che Europa è
possibile senza la Grecia?
Non vorremmo solo convincerci che tanto valesse lasciarla a Stalin già nel
1945.
Roma, 10 Luglio 2015
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